Un social nuovo con uno strumento vecchio, la voce, che sta travolgendo la rete con una ventata di entusiasmo che era da parecchio che non si vedeva. Clubhouse è entrato nelle conversazioni con il botto, al di là delle dinamiche di esclusività (accesso a inviti e solo su piattaforma IOS, per ora) che non si vedevano dai tempo di Gmail e Instagram.
Un social semplice dove la voce diventa il veicolo della comunicazione in diretta, dove le modalità pubblica, in gruppo di amici e in stanze private rende molto semplice la gestione della privacy e dove non esiste altra inutile aggiunta di elementi distraenti come link, immagini e video.
Un social essenziale dove potete conversare in qualunque luogo, momento e senza dover badare all’aspetto e al contesto per discutere e conversare di qualunque interesse aggregando persone e argomenti in maniera davvero semplice e immediata.
Ho ritrovato quella essenzialità e purezza dell’avvio dei primi social, soprattutto Facebook, quella ingenuità anche nel voler semplicemente voler interagire cercando valore o semplicemente piacere nel farlo prima dell’avvento delle metriche di vanità, del marketing e del personal branding che ha sporcato e avvilito gran parte delle conversazioni attuali.
Un ritorno alle origini dove tutti si partiva da zero, in un rapporto paritario che permetteva di costruire relazioni, reputazioni, autorevolezza e conversazioni senza l’assillo dei numeri e della monetizzazione.
Interessante l’avvio, vedremo quanto potrà rimanere così “pulito” prima dell’inevitabile popolarità e le distorsioni nell’uso che inevitabilmente questo comporta.
Rimane però oggi il piacere di esserci e poter coronare quel sogno di essere in una sorta di radio collettiva e partecipata dove relazionarsi e rendere la socialità qualcosa di piacevole e non una gara o un mestiere.
Per capirne di più vi invito a seguire la community ClubHouse Italia su twitter e la vulcanica Marta Basso che vi darà le dritte per capire tutto velocemente.